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Dallo Scudetto ad Auschwitz

--  Matteo Marani  --

Titolo: Dallo Scudetto ad Auschwitz

 

Di: Matteo Marani

 

Editore: Aliberti

 

Sport: Calcio

valutazione

Più che un libro, “Dallo scudetto ad Auschwitz” è un documento storico. Il racconto dettagliato della vita dentro, e soprattutto fuori, dal campo di uno dei più grandi allenatori del secolo scorso.

 

“Arpad Weisz è l’ungherese che alla guida del Bologna ha spezzato il dominio juventino degli anni Trenta”

 

Mediamente è questa la fotografia scattata dagli appassionati di calcio all’uomo di Solt. Il libro invece ha il merito di andare oltre. Non tralasciando le ben note doti tecniche dell’allenatore, scava nell’uomo, nella timidezza di un personaggio umile, nel rapporto d’amore con l’Italia e la sua Bologna interrotto bruscamente dall’avvento delle leggi razziali, nel legame profondo con la moglie Elena ed i figli Clara e Roberto.

 

Ma forse il pregio più grande del libro è quello di essere, a parer mio,“universale”. Il calcio è ovviamente il filo conduttore, ma se nella prima parte recita il ruolo di protagonista dell’intera commedia, con i vari riferimenti tecnici e statistici sulle scudettate Inter e Bologna, nel finale diventa una sorta di sparring partner. Leggendo il libro dalla metà, o poco più, in avanti, ci rendiamo immediatamente conto che lo sport fa da sfondo alla vita di una famiglia in fuga.

 

Gli spostamenti dall’Italia all’Olanda, passando per la Francia; le folli, e sempre crescenti, restrizioni imposte dai tedeschi ed il graduale isolamento, sono le strazianti tappe di un viaggio che conduce inevitabilmente alla morte. Ma, nonostante il tragico finale sia tristemente noto, e nonostante i riferimenti sportivi continuino a diminuire, fino quasi a scomparire, diventa impossibile staccare gli occhi dalle ultime pagine del libro.

 

Il lavoro da “detective della memoria”, come si autodefinisce lo stesso Matteo Marani, che scende nei particolari della sua ricerca nella Postfazione, è di straordinario livello. Forse l’unica critica lieve, lievissima ed assolutamente soggettiva, che mi sento di sollevare verso quello che è un piccolo capolavoro, è la fin troppo dettagliata descrizione, nella prima parte del libro, di paesaggi ed abitazioni.

 

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