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Black Jesus - The Antology

--  Federico Buffa  --

Titolo: black Jesus - The Antology

 

Di: Federico Buffa

 

Editore: Libreria dello Sport

 

Sport: Basket

valutazione

Prima di affrontare la recensione di Black Jesus – The Anthology, credo siano necessarie un paio di premesse importanti.

 

La prima: quello che andrete a leggere è un “libro – non libro” (cit. Federico Buffa). Non è una storia, piuttosto è un insieme di storie non necessariamente legate tra loro. Certo lo street basketball americano è l’argomento principale attorno al quale gravitano i vari racconti, ma in questa sorta di diario di bordo che intreccia i viaggi dell’autore alle leggende dei playground USA, non esiste una vera e propria fine. Ad ogni capitolo, o quasi, bisogna resettare, pronti a rituffarsi in una nuova avventura.

La seconda: lo stile di Federico Buffa è pressoché unico nel panorama italiano. Volenti o nolenti si è quasi costretti a schierarsi, a prendere una posizione decisa. Da una parte c’è chi lo considera lo storytelleritaliano numero uno, e lo ama a prescindere da ciò che racconta. Dall’altra invece c’è chi lo giudica troppo sovrastrutturato, “montato ad arte”, ed inevitabilmente finisce per odiarlo. E’ una distinzione, a parer mio, molto importante.

 

Ok, grazie dell’introduzione. Ma in fin dei conti, questo “libro – non libro” com’è?

 

Difficile rispondere. Chi vi scrive è iscritto, senza alcuna ombra di dubbio, al partito pro-Buffa. Sfogliando le pagine sembra davvero di sentirlo parlare, di essere trascinati all’interno di uno dei suoi incredibili monologhi, eppure… Eppure c’è qualcosa che non torna. Sono convinto che Black Jesus – The Anthology non sia un libro adatto a tutti. Le storie, così come l’atmosfera creata attorno ad  esse, sono affascinanti, quello che di più lontano ci può essere da una fredda nota di wikipedia. Chi respira basket notte e giorno deve possedere questo piccolo scrigno contenente perle rare. Tuttavia chi, come il sottoscritto, non è completamente immerso nel mondo della palla a spicchi, credo possa trovare difficoltà più o meno notevoli a districarsi tra soprannomi, termini tecnici e slang tipicamente USA.

 

Come struttura, non certamente per i temi trattati, mi ricorda molto Fùtbol di Osvaldo Soriano. Alcune storie belle, a tratti bellissime, ed altre meno. Insomma, un posto all’interno della vostra libreria sportiva lo merita, questo è sicuro, ma si tratta di un titolo da maneggiare con cura.

 

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